Nel corso della mia carriera professionale ho avuto modo di incontrare e consigliare tantissimi Capi (lo so che Manager suona meglio ma da noi si chiamano capi o responsabili). In particolare per quel che concerne l’assunzione e/o la gestione del personale, quindi in un contesto umano, fatto di relazioni ed emozioni. 

Purtroppo spesso in questi ambiti non se ne parla ma anche il capo, uomo o donna che sia, è un essere umano e quindi risponde alle stesse esigenze di base di ogni persona a questo mondo; il bisogno di amare e di essere amati, il senso di appartenenza, il sentirsi parte di un progetto importante ed infine la condivisione, il bisogno primario di condividere con gli altri, gioie, dolori, sfide e opportunità.

Detto questo, la realtà purtroppo è un’altra. Negli anni, ma soprattutto negli ultimi anni, mi sono reso conto che il capo è sempre più solo. Spesso il capo è la persona alla quale si portano i problemi da risolvere o le “gabole” interpersonali dei collaboratori del team. Oppure quando porta delle soluzioni o proposte per risolvere, spesso viene osteggiato anziché compreso e appoggiato. E cosa succede in questi casi? Il capo si isola e non avendo nessuno con cui “spartire” la questione, si chiude in sé stesso e risulta ostile agli altri.

Proviamo a cambiare prospettiva. Cosa serve al capo per uscire da questa morsa o meglio cosa può aiutarlo a non entrarci? Supponiamo che ci fosse una persona, disinteressata, neutra, che non metta in discussione né il ruolo e neanche l’autorità del capo, e se questa persona si mettesse a disposizione del capo per fargli da “sparring partner” e ascoltare le sue riflessioni e potenziali soluzioni o proposte? E ancora, essendo questa persona al di fuori dell’organizzazione può permettersi di fare domande stimolanti attraverso le quali il capo riesce ad individuare la via o le modalità adeguate per affrontare le situazioni che gli si presentano.

Ecco il ruolo del coach: sostenere ed affiancare in modo neutrale e disinteressato il capo nella sua funzione e aiutarlo attraverso domande stimolanti a trovare le soluzioni adeguate.

E se è vero che tutti hanno un capo, quando dico “tratta i tuoi collaboratori come il migliore dei tuoi clienti”, indipendentemente dalla posizione gerarchica, intendo dire che tutti i collaboratori, anche i capi, meritano il massimo dell’attenzione.

Chi ha il coraggio di farlo, viene ripagato. Ne sono sicuro!

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